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Il Maio di Natale a Baiano

(11 Gennaio 1975)

Il folklore campano si è di gran lunga ridotto: sopravvivono solo alcune feste tradizionali.  Tra queste una delle più suggestive è senza dubbio la festa del Maio di Baiano, in onore di S. Stefano, patrono del paese.  E’ difficile illustrare in poche righe questa manifestazione “non ricopiata da riti pagani, ma bella perché semplice e genuina opera di fede” (da "Briciole" del Can.  Stefano Boccieri, pag.I20), esplosione di gioia, di allegria, di gioventù, di fede e... di botti!

I Baianesi si preparano per questa festa a partire dal 13 Dicembre,  quando, in occasione della festività di S. Lucia, ha inizio il ciclo delle messe mattutine (vedi  "Tradizione locale" sul "Corriere dell’Irpinia" n.35). La notte di Natale costituisce il prologo della festa. Giocando a carte, a biliardo, a tombola o ballando, si aspetta la nascita di Gesù..  A mezzanotte gran parte della popolazione porta il Bambino in processione per le strade del paese fino alla chiesa di Santa Croce, dove si celebra una S. Messa. I giovani partecipano a suon di tracchi, di botti e di razzi, mentre coloro che non hanno potuto seguire il corteo, aspettano sull’ uscio di casa che passi Gesù e Gli fanno luce con bengala, con stelle filanti e con altri fuochi d’artificio.  Un tempo c’erano anche le carabine che facevano sentire la loro rumorosa presenza.

Dopo la Messa, un paio d'ore di nanna e di nuovo svegli. Alle 5 del mattino di Natale, le campane richiamano in chiesa boscaioli, cacciatori e giovani volenterosi, i quali con la benedizione del parroco ed armati di asce, di fucili e di tracchi, partono alla volta dei monti.  Qui tagliano l’albero più alto, più  diritto e più bello che trovano, il "Maio” , simbolo della fede dei Baianesi per il loro Santo Protettore.  Dopo averne eliminato i rami,  viene caricato su un carro e sulla sua fluente chioma si adagia un uomo carico di tracchi.

Mentre si procede in questa operazione, si spargono per i campi in cerca di cacciagione (per l'occasione tutti si trasformano in "portatori d'armi", consenzienti le autorità!)

Alle 11 il Maio imbocca il corso del paese.  Ad aspettarlo qui c’è tanta gente, la banda di musica ed il parroco don Santo Cassese, il quale lo benedice con acqua santa e gli dà così il lasciapassare per essere portato in trionfo fino alla Chiesa di S. Stefano. Il Maio è accompagnato da canti natalizi locali e da un continuo sparare, così intenso che il corso si copre di un mantello di fumo impenetrabile allo sguardo. Al di sopra degli appassionati fedeli e del caratteristico nuvolone di fumo si eleva il Maio, simbolo, tra le altre cose, di pace e di amore.

Il momento piú entusiasmante ed emozionante è l’ "alzata" del Maio, tirato su con forti corde dal tetto della Chiesa e fissato in una buca davanti al Tempio.  La popolazione accorsa in massa intona “Oi Stefanì”, applaude, lacrima, prega e freme per la perfetta “alzata” dell’albero. E le note calorose intrise di fede giungono fino in cielo, insieme con le note di piombo sparato dagli improvvisati cacciatori.

Eretto e fissato il Malo, il sacerdote celebra la Messa fuori dal Tempio, alla presenza dell’albero trionfatore.

La festa non finisce qui.  Subito dopo pranzo i giovani tutti si ritrovano in piazza, si dividono in squadre e percorrono le strade del paese per raccogliere sarcine e roba vecchia.  Si fa a gara per elevare un bel mucchio di legna ai piedi del Maio.  Collaborano molti "raccoglitori” isolati, i quali legano sarcine dietro le auto e … danno un vero spettacolo. Questa è la parte più calda ed esplosiva della festa. Tracchi, fuochi, botti, canti accompagnano i vari strumenti musicali che fanno sentire la loro presenza in modo forte.  E non mancano danzatori e danzatrici che fermano la "banda" e audacemente si sfrenano, si divertono e divertono i presenti.  In piazza si incontrano e si scontrano le varie squadre e sembra di essere su un fronte di guerra. Ma al termine della... battaglia ancora una volta si è tutti fratelli ed amici col volto raggiante di felicità.

Terminata la raccolta, si accende il falò, il "focarone", che manda altissime fiamme fin sulla cima del Maio che troneggia maestoso ed austero in mezzo a tanta gioia.  E mentre si consuma insieme al fuoco una giornata incredibile, i giovani, non paghi ancora, intrecciano danze fino ad esaurimento di forze, attorniati ed applauditi calorosamente da coloro che rimangono a gustare fino in fondo la festa e dalla gente che è accorsa ad ammirare il “focarone”.

Il 26 Dicembre costituisce l'epilogo di tutta la festa durata già 13 giorni: si porta in processione S. Stefano, protettore di Baiano, per il quale è stata organizzata la novena e la festa.  La gente partecipa con più fervore alla processione del Santo, dopo l’esplosione di gioia e di botti dei giorni precedenti.  Giusto finale di una bella manifestazione da non far morire.

(Corriere dell’Irpinia, 11 gennaio 1975)