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Moderno Cincinnato
zappo ogni dì il mio campo
assaporo il profumo della terra
e di mille fiori di campo,
raccolgo i frutti del mio lavoro
come già faceva mio padre
per farci crescere con dignità.



Il sole asciuga il sudore
e riscalda la fronte che gronda,
a farmi compagnia non più un uccello
solo il silenzio profondo
coi suoi misteri
e l’aria fresca del mattino.
.
Ore in solitudine

con il tempo che scorre
coi fotogrammi della vita
e i dubbi che si perdono
senza una risposta
nella grande immensità che mi sovrasta. 

Chiudo gli occhi seduto sull’erba
bagnata ancora da gocce di rugiada
e ai miei pensieri dò la libertà
come cavalli senza briglie.

Dov’è l’amore tra gli uomini
il perdono e la misericordia
la condivisione dei  bisogni?

Penso alla fragilità
della natura umana
e allo spettro della nostra mortalità. 

Danzano nella mia mente
le miserie umane:
la corsa all’immagine personale,
la voglia di emergere calpestando gli altri,
le amicizie tradite senza un motivo
e mi chiedo perché cieco è l’uomo
che rincorre il male
e fugge dalla parola di Cristo. 

E poi come fiocchi di neve

tanti sogni lentamente
m’invadono la mente.

Sogno fiumi di giovani
che tornano a casa
nel nostro mondo
e a nuova vita lo fanno rinascere.
Bambini corrono coi nonni
come puledri in libertà
e le strade si ripopolano
di gioia e di festa nostrana
gerani sui balconi e bianchi garofani

finestre di nuovo aperte
e canti che riecheggiano nell’aria

giochi a nascondino e a pallone
con gli sguardi di nonne felici
sedute davanti agli usci di casa.

Il fischio del treno in lontananza
mi riporta al buco nero della realtà,
non c’è più niente  intorno
solo la terra da zappare
e due colombi che tubano
felici sui rami di un noce
mentre i figli soffrono con noi
in  terra lontana per questo morbo
che ci minaccia la vita. 

(Baiano, 15 marzo 2020)