© © 2023 - Carmine Montella, Baiano (Av). Senza l’autorizzazione scritta del titolare del copyright è vietato l’uso di testi, immagini e video del sito.

(Niagara Falls, Usa, 9 Dicembre 1919 * Sant’Antonio TX, Usa, 2018) 

Dopo la stampa dell’opera «Gli Indimenticabili» ho continuato ad indagare sulla figura  del professore Angelo Antonio De Gennaro, perché durante le ricerche non ero riuscito a sapere il luogo e la data di nascita e di morte. La fortuna ha voluto che io trovassi nell’archivio dell’Istituto comprensivo  “Manzoni” di Mugnano del Cardinale il certificato della sua ammissione alla quarta classe del ginnasio dell’a.s. 1934-35, con i dati che cercavo almeno per la nascita. Nel frattempo sono venuto in possesso del suo  libretto[1] dei “Quattro discorsi” che lesse a Baiano durante la campagna elettorale per le amministrative dell’Aprile 1946 da un balcone in Piazza F. Napolitano. Purtroppo, non sono riuscito ad avere notizie sugli ultimi anni della sua vita, passati certamente in una casa di riposo per anziani, pur avendo  contattato la figlia con l’aiuto di un interprete.

Pertanto, ho ritenuto opportuno inserire nella pubblicazione, ad integrazione della biografia, un allegato, che riporto  integralmente di seguito. 

 

 

 

 

Angelo Antonio De Gennaro

Nasce a Niagara Falls (Usa) il 9 dicembre 1919, da Salvatore e Napolitano Felicia. Torna a Baiano, studia e nella sessione di giugno 1934/35 viene ammesso alla quarta classe del ginnasio a San Pietro a Cesarano.

Nell’autunno del 1952 emigra negli Usa e, dopo aver risieduto a New York, Youngstown in Ohio e nel New Jersey, arriva a Los Angeles in California, dove l’11 ottobre 1958 convola a nozze con Ann Dicandito, deceduta nel 2003; dal matrimonio nasce la figlia Gina Mary nel 1960, attualmente avvocatessa a San Antonio in Texas, dove egli vive gli ultimi anni della sua lunghissima vita (certamente dal 1993 al 2002, come risulta negli uffici del registro).

Tra il 1943 ed il 1952 pubblica “La chiesa guardata da un moderno” e “Quattro discorsi” presso la tipografia Grappone di Avellino.

Dalla Prefazione ai “Quattro discorsi” dedicati a Sorice Mariano, Vetrano Stefano, Litto Raffaele e De Falco Enrico: «Pubblico questo libretto per illuminare le menti dei miei compaesani intelligenti. Voglio interrompere il sonno profondo delle loro anime. Che si abituino a pensare, che si abituino a criticare, a fare la diagnosi, la disamina di ogni cosa. […] Un paese che ragiona, che critica, che sillogizza è un paese a cui si apre l’avvenire. […] Ci sono individui che non leggono mai un libro, che non guardano mai un giornale, sono indifferenti ad ogni manifestazione di cultura […]»

 

 

 

 

***
(Questo è il testo pubblicato nell’opera)

Non posso chiudere questo lavoro senza tracciare la biografia di un illustre figlio di Baiano emigrato negli Stati Uniti d’America, verso il quale siamo fortemente debitori.

Certamente personaggi locali del tempo non gli perdonarono la sua scelta di abbandonare la vocazione sacerdotale e la formazione cattolica per  seguire il giovane Stefano Vetrano, col quale alla fine del  1943 aprì a Baiano la prima sezione  mandamentale del Partito Comunista, impegnandosi poi con tutte le forze per la diffusione delle idee di sinistra fra le masse popolari e per risollevare le sorti della classe operaia, alla quale apparteneva la sua famiglia poverissima.

Giovanissimo laureato, prima insegnò lettere al Liceo di San Pietro a Cesarano di Mugnano del Cardinale, da dove fu allontanato –secondo alcune discrezioni di chi lo ha conosciuto- a causa delle suo credo comunista. Intanto, impartiva qualche lezione privata di italiano e girava per la provincia di Avellino per tenere pubblici comizi, laddove veniva invitato per le sue straordinarie doti oratorie, come ricordano alcuni suoi amici di allora.

 E quando intorno al 1950 prese la decisione di abbandonare l’Italia per lasciarsi alle spalle sia qualche storia d’amore, sia quello che egli definì in seguito uno stato miserabile fatto di miseria e di malattie dei familiari, andò via di nascosto, come un vero clandestino, senza far sapere niente a nessuno e senza salutare neppure gli amici più stretti, per paura di essere tradito da qualcuno e bloccato per la sua appartenenza politica.

Nel nuovo continente trovò lavoro e il successo che meritava, fino a diventare titolare della cattedra di Filologia Romanza e Letteratura Italiana alla Loyola Marymount University di Los Angeles, in California, il più grande ateneo cattolico della costa ovest della nazione.

 ***

 Il mio vuole essere un atto di giustizia per dare un legittimo riconoscimento ad un nostro concittadino, la cui storia immediatamente  mi affascinò allorquando don Ciccio Picciocchi – prete di Baiano - mi parlò di lui alcuni anni fa come una delle intelligenze più brillanti di cui la nostra comunità poteva vantarsi di avere avuto e quando, in seguito, ho letto la testimonianza di Luisa Bocciero nel libro  «’E Vesuni» di A. Vecchione (Scuderi Editore, Avellino, 2007) nelle pagine 107 e 109, che riporto di seguito.

«Antonio De Gennaro è l’esempio di una giovane mente brillante che, da un paesino della provincia italiana meridionale e da una famiglia umile e disastrata da problemi di salute di entrambi i genitori, riesce ad emergere con la forza della volontà.

Si laurea in lettere a soli 21 anni, è il più giovane laureato d’Italia e fa una carriera scolastica talmente rapida che in breve  diventa preside al Liceo Classico di Pietradefusi, in provincia di Avellino; conosce Benedetto Croce e diventa uno dei maggiori studiosi del suo pensiero, amico personale della di lui figlia Elena e redattore della Rivista di Studi Crociani. Fa politica attiva nella sinistra, è un trascinatore di popolo come pochi, ma capisce che l’Italia del secondo dopo guerra non fa per lui e, rocambolescamente, riesce ad ottenere un visto per gli Stati Uniti. Qui, è talmente e straordinariamente capace da farsi assumere come insegnante di tedesco, lingua che non conosce e che studia su di una vecchia grammatica acquistata al mercato delle pulci: il suo è un vivere nascosto, sempre nel timore che i suoi trascorsi politici possano danneggiarlo, in epoca di caccia alle streghe... ma il suo valore riesce a trasformare l’azzardo in trionfo. Ben presto ottiene una cattedra di Filologia Romanza e letteratura Italiana alla Loyola Marymount University di Los Angeles, California. È uno dei docenti più seguiti ed amati, e famosa diventa la sua opera di divulgazione della Divina Commedia, che traduce in inglese e spiega con un linguaggio moderno e affascinante per i suoi studenti…»

 ***

            Iniziai allora un lungo lavoro di ricerca, attivando amicizie e conoscenze negli Usa, al fine di avere sue informazioni e notizie e telefonando di persona con l’aiuto di un interprete durante un mio viaggio in California nell’ottobre del 2007.

Iniziò, in particolare, una fitta corrispondenza con Andrew Belloisi, che prese a cuore questa storia. Ecco alcune e-mail.

1° agosto 2007: «A riguardo del professore De Gennaro ho trovato notizie sui suoi scritti e cioè traduzioni in inglese delle opere di Benedetto Croce, di Dante Alighieri e pensieri di Marx e alcuni libri da lui scritti sui nominati personaggi. Ti dico la verità. Io fino ad ora non avevo mai sentito parlare di lui …  Forse essendo emigrato in California i contatti con gli altri paesani non ci sono stati e per questo motivo fino ad ora io ero all’oscuro».

8 agosto 2007: «Caro Carmine, non ci sono dubbi sull’importanza del professore De Gennaro. Io non l’ho conosciuto e non ero al corrente della sua vita. Quando tu mi hai riferito dei suoi meriti, per la mia curiosità e per il desiderio di apprendere notizie storiche, specialmente di paesani illustri, ho iniziato a chiedere in giro.  Finalmente ho trovato un amico che lo conosceva. Si tratta di Lorenzo Sgambati, Baianese di 82 anni, residente in America dal 1947 (N.d.A.: La sua biografia è presente in questa opera). Me lo ha descritto così.

 

«Ricordo benissimo Antonio, un grande studioso e una grande volontà di successo. Da ragazzo aveva la vocazione sacerdotale e ricordo che quando andavamo in chiesa, mentre tutti noi accennavamo ad un affrettato inchino col capo di fronte all’altare, Antonio si inginocchiava così forte che il rumore del ginocchio che sbatteva sul pavimento della chiesa rimbombava a diversi metri di distanza, e quando pregava lo faceva sempre ad alta voce. Nel dopoguerra incominciò a studiare le dottrine di Karl Marx ed abbracciò il comunismo, diventando un nemico accanito della chiesa. Nello stesso tempo manifestò una fantasia non comune che lo portò all’allontanamento dai suoi compagni. Partì per l'America e me lo ritrovai a casa mia (N.d.A: a New York), perché aveva bisogno di un posto per dormire. Rimase mio ospite un paio di settimane nelle quali continuava a parlare dei suoi pensieri comunisti. Mi meravigliai e gli domandai come avesse fatto ad emigrare, perché a quei tempi a individui con tendenze socialiste o comuniste non davano il permesso. Mi raccontò la sua lunga storia. Poi andò in California e così lo persi di vista. Circa tre o quattro mesi dopo mi telefonò dicendomi che aveva preso un posto di insegnante di tedesco presso una scuola privata; cosa che mi meravigliò un poco, poiché non sapeva ancora parlare bene l’inglese e in Italia a scuola aveva studiato il francese. Ma poi, conoscendo la sua straordinaria intelligenza ed intraprendenza, mi convinsi che era possibile. Studiava di sera ed il giorno dopo si presentava davanti agli alunni. Quella fu l’ultima volta che lo sentii.

Dopo quello che mi hai detto, non ho dubbi sui fatti descritti,  poiché già in Italia sapevo dei suoi contatti con Benedetto Croce ed i suoi pensieri su Marx e  se c’era uno che poteva avere successo in quei campi, Antonio era l’uomo adatto.»

 

17 agosto 2007: «Continuo le mie ricerche a riguardo del professore De Gennaro. Ho la lista dei libri che ha scritto ma purtroppo sono  introvabili…»

7  settembre 2007: «Ho ricevuto uno dei libri del professore De Gennaro, purtroppo non ci sono notizie biografiche. Cercherò se possibile di mettermi in contatto con la casa editrice per ottenere informazioni che possano esserti utili».

 

Dopo un mese mi arrivò un pacco da New York con il libro “The Philosophy of Benedetto Croce”, Angelo A. De Gennaro, Loyola University of Los Angeles, published by the Citadel Press, New York, con copyright 1961 by Philosophical Library. Fu una gioia immensa averlo tra le mani. Mi sembrava di sentire e assaporare la presenza del professore.

Trascrivo integralmente la traduzione della sua prefazione, che io lessi immediatamente.

 

«Benedetto Croce è uno di quegli uomini che appartengono al meraviglioso periodo della prima metà del Novecento italiano: un periodo che presenta le menti di Gentile, Rensi, Sturzo, Tilgher e Salvemini. Croce è ben noto nel mondo ma sembra che di questo profondo pensatore si siano ricevute solo occasionalmente notizie negli Stati Uniti.

Lo scopo principale di questo libro è di rendere gli studiosi americani più consapevoli del pensiero di un uomo che certamente non merita un posto secondario  in una nazione che è destinata ad esercitare una grande influenza sulle menti e sui cuori degli uomini.

Gli studiosi americani possono giustamente confutare la metafisica di Croce, ma nessuno può respingere il messaggio di libertà che si trova in Benedetto Croce. Lo stesso Croce spesso lodava il dinamismo americano, la sagacia politica di Jefferson e Lincoln e soprattutto nei suoi ultimi anni sentiva la grande importanza della vita politica e culturale del popolo americano. Nelle parole di Dante “amor, ch’a nullo amato amar perdona»

 

Dopo il successo dell’edizione del 1961 dell’opera, studiata prima dagli studenti della sua Università, poi in tutte le scuole americane, seguirono le edizioni del 1968 e del 2011 ancora presenti nella grande distribuzione libraria.

 

Prima di questa pubblicazione si era distinto con pregevoli articoli su riviste filosofiche americane per la diffusione del pensiero di autori italiani ed europei e per le prime traduzioni in inglese di canti della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Peccato che, a fronte di tantissimo tempo speso nella ricerca, io abbia trovato poco materiale, che posso riassumere così. 

“Essays on Marx and Russia”, undici saggi di Benedetto Croce, selezionati e tradotti da Angelo Antonio De Gennaro, con sua introduzione, Frederick Ungar Publishing Company, New York, Gennaio, 1966 (la prima traduzione in inglese di saggi importanti di Croce) 

“The Reader’s Companion to Dante’s Divine Comedy”, Books Allied LTD, giugno, 1986 (128 pagine) 

Sulla rivista “Italica”  [N.d.A.: concessa in licenza a “Jstor” (un’organizzazione senza scopo di lucro che aiuta la comunità accademica a utilizzare le tecnologie digitali per preservare la documentazione accademica e promuovere la ricerca e l'insegnamento in modo sostenibile) dalla “American Association of Teachers of Italian” (Associazione di Insegnanti di Italiano fondata nel 1923 per promuovere lo studio della lingua, della letteratura e della cultura italiana nelle scuole di tutti i livelli del Nord America)]: 

“Il problema Estetico di Adriano Tilgher”, Vol. 29, N. 3, settembre, 1952, pp. 178-189 

“Storia e Storicismo”, Vol. 30, N.4, dicembre  1953, pp. 231-237

 ***

 Nel primo saggio De Gennaro afferma che per il Tilgher l’arte è la rappresentazione dell’impossibile. L’impossibile è anch’esso, a modo suo, realtà, ed è lo stato d’animo dell’artista che sogna e canta e si crea un mondo di fantasmi ove spazia assoluto signore e padrone. Ciò che l’uomo non può e non vuole realizzare praticamente, ma che pure sente agitarglisi nell’animo, egli lo vagheggia con un desiderio che non è desiderio, ma sogno e nostalgia di desiderio, ed in cui si esaurisce tutta quanta l’essenza della contemplazione artistica.(…) L’arte sarebbe il risarcimento alla vita non vissuta. L’artista tilgheriano così ragionerebbe: “Ho avuto intenzione fin da bambino di diventare generale e comandare eserciti e distribuire sciabolate a destra e a manca, ma nella vita non mi è stato possibile (…)”. 

Nel saggio “Storia e Storicismo” spiega come Croce interpreta la storia nei suoi molteplici aspetti. Per lui la storia è la storia della libertà. La libertà è la forza motrice e creatrice della storia. La Storia è una lotta perpetua tra l’emancipazione e la repressione, la libertà e la repulsa. Libertà invocavano i primi cristiani contro i pagani; libertà invocavano i feudatari contro l’imperatore; libertà invocavano i comuni contro i feudatari. Alla luce di questo liberalismo storicista, Croce rigetta la monarchia assoluta, il cattolicesimo, il comunismo, la democrazia (…). 

*** 

Una vita dedicata allo studio, ai suoi studenti e alla diffusione negli Usa della letteratura italiana e del pensiero di importanti filosofi, di cui  era un esperto conoscitore.

Per sua scelta, dopo un paio di brevi viaggi in Italia, non è più tornato al suo paese nativo, al quale però è rimasto legato attraverso i due amori della sua vita: la donna che tanto aveva amato da giovane, con la quale aveva continuato a tenere contatti di amicizia e di rispetto, e la cara nonna Rosa Sgambati, per la quale aveva comprato un loculo nel cimitero di Baiano, affinché potessero degnamente riposare i suoi resti mortali, che  spesso io vado ad omaggiare quando faccio visita ai miei defunti.

 

 

 

[1] Il libretto dei “Quattro discorsi” mi è stato donato fotocopiato dall’Avv. Antonio Masucci di Baiano.