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Una fiera selvaggia latrava
alle mie spalle, e mi inseguiva;
ed io correvo in luoghi ostili
e solitari, a piedi nudi
su pietre aguzze e taglienti.

Il sole calava all’orizzonte
ed io, sfinito, tra rovi
pungenti passai la notte;
e sognai un mondo migliore
senza fiere e senza rovi,
tutto roseo e aperto.

La fresca aura del mattino
punse il mio viso incerto;
ed io guardai intorno a me
speranzoso e altero.
E vidi un colle scosceso
che mi invitava a sé,
ed io andai,
né più mai mi volsi indietro.
E salivo, salivo, salivo…
ma era sempre lontana la cima,
lassù, e splendeva.
Raggiunsi una strada,
lacero e stanco:
era la strada maestra,
era la strada della redenzione.
Era soffice come le piume!
Ma no: non erano piume:
io sprofondavo, Fannia!
Erano sabbie mobili!

(Salerno: 8 Ottobre 1971)