Aspettann' 'o Bambino
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(Sono le ore 14.30 del 24 Dicembre. Totonno dorme sul divano, avvolto in una vecchia coperta multicolore. In testa ha un berretto sportivo di lana, grigio. Dal calzino del piede destro, rotto al calcagno, fuoriesce l’alluce. Sul pavimento ci sono le pianelle ed il giornale che stava leggendo prima di addormentarsi. Il braccio sinistro pende dal divano e va sotto il giornale. Nannina sta sparecchiando la tavola. Entra ed esce dalla cucina varie volte. Suona il campanello. Totonno continua a dormire. Suona il campanello per la seconda volta.)
NANNINA: (Ad alta voce) Nu mumento!... Nu mumento!... Vanno tutte ‘e pressa! (Apre. E’ l’avvocato Caccavale.)
AVVOCATO: (Saluta con fare cerimonioso.) Signora Nannina!
NANNINA: (Con molta cordialità) Buongiorno, avvocà... Trasìte, trasìte!... Accomodatevi.
AVVOCATO: (c.s.) Grazie... grazie. (Entra)
NANNINA: (c.s.) Vuje site ‘o padrone dint’ â casa nosta!
AVVOCATO: E voi, signora Nannina, siete la padrona di casa più gentile che io abbia mai conosciuto. (Guarda verso il divano.) Come dorme beato vostro marito!... Eeeh! Lo invidio proprio. Io, invece, non trovo mai un poco di tempo per fare un bel sonnellino dopo pranzo.
NANNINA: Embè! Nu bello scampulillo fa pròpio bene, specialmente a na certa età!... E po ogge è ‘a vigilia ‘e Natale!
AVVOCATO: E io devo lavorare pure oggi!... Signora Nannina, posso chiedervi una cortesia? (Nannina acconsente con ampi gesti.) Dopo aver cotto gli spaghetti, mia moglie si è ricordata di non aver preparato la salsa! Che ci volete fare? Quando torna dall’ufficio è sempre un po’ stonata, poveretta!... Ho pensato di condirli con un filo di olio. Voi ci pensate?! Un filo di olio dopo una giornata di lavoro!!!... Mi sono ricordato, allora, del profumino che ho sentito salendo le scale... Del profumino di quel ragù così squisito che solo voi sapete preparare...
NANNINA: (Interrompendolo) Io songo previdente! Io ‘o saccio che â mugliera vosta nu le piace ‘e cucinà! Specialmente ‘e fà ‘a sarza! E allora na cosa ‘a faccio sempe ‘e chiù e v’ ‘a stipo... Ne avevo già renchiuto nu vasetto pe vuje!
AVVOCATO: (Stringendo le mani di Nannina) Una seconda madre!!!... Una seconda madre voi siete!... Come farei senza di voi?... E’ una fortuna per me abitare in questa casa!... Naturalmente quando avete bisogno del mio aiuto, per qualsiasi cosa, co-man-da-te! Io sarò sempre a vostra completa disposizione... Il vostro umile servitore! (Fa un goffo inchino.)
NANNINA: Aspettate nu mumento. ‘O tengo dint’ ô frigorifero. (Va in cucina. All’improvviso va in fiamme il giornale che sta sul pavimento vicino al divano.)
AVVOCATO: (Gridando esageratamente) Al fuoco!... Al fuoco! (Poi si avventa sul giornale, lo allontana con un piede e lo spegne calpestandolo ripetutamente.)
NANNINA: (Entra con il vasetto pieno di ragù, correndo spaventata.) Uh, mamma mia!... Ch’ è stato?
AVVOCATO: Calmatevi, calmatevi, signora Nannina! Huff! Calmatevi! Non c’è più pericolo!!!
TOTONNO: (Svegliandosi di soprassalto) Uh! Maronna mia dô Carmine!... Ch’è succieso?!?
NANNINA: Chello ch’è succieso! (Indica il giornale bruciacchiato.) Vurrìa proprio sapé quanno tô lieve stu benedetto vizio ‘e te cuccà câ sigaretta mmano! Quacche vota t’appìcce tu e ‘o rivàno!
TOTONNO: (Resosi conto del pericolo corso, con aria seria) Uhé! Uhé! Uhè!... Mo ce arricurdàvemo ‘a vigilia ‘e Natale!
NANNINA: Meno male che ce steva l’avvocato...
AVVOCATO: (Con molta esagerazione) Io ho capito immediatamente che c’era pericolo, perciò mi sono avventato sul fuoco e l’ho spento subito, altrimenti...
TOTONNO: (Minimizzando) Me cucevo nu poco ‘a mano.
AVVOCATO: (Continuando c.s.) ... poteva andare a fuoco tutta la casa!
TOTONNO: (Con molta ironia) Sì!... S’appicciava tutto ‘o palazzo!
NANNINA: (Furbamente) Avvocà, ‘o ragù se fa friddo!
AVVOCATO: Allora io salgo. (Mostrando il ragù) Signora Nannina, tante grazie. (Dalla porta) Ci vediamo stasera per gli auguri.
NANNINA: Facìte scénnere pure ‘a signora. Nuje pazziammo nu poco â tómmola.
AVVOCATO: Sì, sì, senz’altro. Arrivederci. (Uscendo, tra sé) Uhé! Poteva succedere un bel guaio!
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Per l’uso della lingua napoletana ho seguito la “Grammatica del dialetto napoletano” di Pirro Bichelli, Edizioni “Pegaso” Bari del 1974, il testo più completo in materia, ed il “Vocabolario napoletano-italiano italiano-napoletano” di Antonio Salzano, Edizione del Giglio, 1989.
Per quanto io ne abbia fatto uno studio approfondito e meticoloso, è possibile la presenza di errori dovuti alla difficoltà del linguaggio dialettale, alla complessità della sua grammatica, alle diverse sfumature del dialetto napoletano parlato nelle varie località della provincia e alla effettiva pronunzia delle parole nei diversi contesti spaziali e temporali.
E’ possibile anche che il lettore – per mancanza di adeguate conoscenze - possa non condividere delle scelte da me operate e possa giudicare “errore” ciò che “errore” non è!
La contrazione di alcuni suoni può essere espressa in due o più modi. Lungo il percorso del testo scritto, ho adottato indifferentemente l’una o l’altra soluzione per offrire una esemplificazione ortografica più ampia.
La scelta di termini non trovati sui vocabolari della lingua napoletana è stata fatta seguendo l’uso consolidato nel mio territorio.
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“Aspettann’ ‘o Bambino” è un’opera teatrale in tre atti, ambientata a Baiano (Av), la sera del 24 Dicembre, in una casa del centro storico. L’intreccio ha per sottofondo il Natale baianese, festeggiato in modo unico nel rispetto della tradizione e del folklore locale. Nell’attesa della processione del Bambino, che parte dal quartiere <<’E Vesune>> e va per le strade del paese fino alla chiesa di Santa Croce, dove poi verrà celebrata la Messa di Mezzanotte, i personaggi della storia narrata parlano dei loro problemi quotidiani; ricordano momenti attuali e passati della festa; organizzano la serata caratterizzata dalla tombolata che vedrà riuniti intorno al tavolo amici e familiari; si preparano per la festa del “Maio” del giorno seguente.
A coloro che non conoscono la tradizione del Natale baianese offro in lettura il testo che segue, scritto molti anni fa per il “Corriere dell’Irpinia”, con la speranza che esso possa far gustare pienamente la storia narrata.
“Il folklore campano si è di gran lunga ridotto: sopravvivono solo alcune feste tradizionali. Tra queste una delle più suggestive è senza dubbio la festa del Maio di Baiano, in onore di S. Stefano, patrono del paese. E' difficile illustrare in poche righe questa manifestazione "non ricopiata da riti pagani, ma bella perché semplice e genuina opera di fede" (da "Briciole" del Can. Stefano Boccieri, pag.120), esplosione di gioia, di allegria, di gioventù, di fede e... di botti!
I Baianesi si preparano per questa festa a partire dal 13 Dicembre, quando, in occasione della festività di S. Lucia, ha inizio il ciclo delle messe mattutine (vedi "Tradizione locale" sul "Corriere dell'Irpinia" n. 35). La notte di Natale costituisce il prologo della festa. Giocando a carte, a biliardo, a tombola o ballando, si aspetta la nascita di Gesù. A mezzanotte gran parte della popolazione porta il Bambino in processione per le strade del paese fino alla chiesa di Santa Croce, dove si celebra una S. Messa. I giovani partecipano a suon di tracchi, di botti e di razzi, mentre coloro che non hanno potuto seguire il corteo, aspettano sull'uscio di casa che passi Gesù e Gli fanno luce con bengala, con stelle filanti e con altri fuochi d'artificio. Un tempo c'erano anche le carabine che facevano sentire la loro rumorosa presenza.
Dopo la Messa, un paio d'ore di nanna e di nuovo svegli. Alle 5 del mattino di Natale, le campane richiamano in chiesa boscaioli, cacciatori e giovani volenterosi, i quali con la benedizione del parroco ed armati di asce, di fucili e di tracchi, partono alla volta del monte Arciano. Qui tagliano l'albero più alto, più diritto e più bello che trovano, il "Maio" , simbolo della fede dei Baianesi per il loro Santo Protettore. Dopo averne eliminato i rami, viene caricato su un carro e sulla sua fluente chioma si adagia un uomo carico di tracchi.
Mentre si procede in questa operazione, si spargono per i campi in cerca di cacciagione (per l'occasione tutti si trasformano in "portatori d'armi", consenzienti le autorità!).
Alle 11 il Maio imbocca il corso del paese. Ad aspettarlo qui c'è tanta gente, la banda di musica ed il parroco don Santo Cassese, il quale lo benedice con acqua santa e gli dà così il lasciapassare per essere portato in trionfo fino alla Chiesa di S. Stefano. Il Maio è accompagnato da canti natalizi locali e da un continuo sparare, così intenso che il corso si copre di un mantello di fumo impenetrabile allo sguardo. Al di sopra degli appassionati fedeli e del caratteristico nuvolone di fumo si eleva il Maio, simbolo, tra le altre cose, di pace e di amore.
Il momento piú entusiasmante ed emozionante è l' "alzata" del Maio, tirato su con forti corde dal tetto della Chiesa e fissato in una buca davanti al Tempio. La popolazione accorsa in massa intona "Oi Stefanì", applaude, lacrima, prega e freme per la perfetta "alzata" dell'albero. E le note calorose intrise di fede giungono fino in cielo, insieme con le note di piombo sparato dagli improvvisati cacciatori.
Eretto e fissato il Maio, il sacerdote celebra la Messa fuori dal Tempio, alla presenza dell'albero trionfatore.
La festa non finisce qui. Subito dopo pranzo i giovani tutti si ritrovano in piazza, si dividono in squadre e percorrono le strade del paese per raccogliere fascine (='e sarcinielle) e roba vecchia. Si fa a gara per elevare un bel mucchio di legna ai piedi del Maio. Collaborano molti "raccoglitori" isolati, i quali legano le fascine dietro le auto e ... danno un vero spettacolo. Questa è la parte più calda ed esplosiva della festa. Tracchi, fuochi, botti, canti accompagnano i vari strumenti musicali che fanno sentire la loro presenza in modo forte. E non mancano danzatori e danzatrici che fermano la "banda" e audacemente si sfrenano, si divertono e divertono i presenti. In piazza si incontrano e si scontrano le varie squadre e sembra di essere su un fronte di guerra. Ma al termine della... battaglia ancora una volta si è tutti fratelli ed amici col volto raggiante di felicità.
Terminata la raccolta, si accende il falò, il "focarone", che manda altissime fiamme fin sulla cima del Maio che troneggia maestoso ed austero in mezzo a tanta gioia. E mentre si consuma insieme al fuoco una giornata incredibile, i giovani, non paghi ancora, intrecciano danze fino ad esaurimento di forze, attorniati ed applauditi calorosamente da coloro che rimangono a gustare fino in fondo la festa e dalla gente che è accorsa ad ammirare il "focarone".
Il 26 Dicembre costituisce l'epilogo di tutta la festa durata già 13 giorni: si porta in processione S. Stefano, protettore di Baiano, per il quale è stata organizzata la novena e la festa. La gente partecipa con più fervore alla processione del Santo, dopo l'esplosione di gioia e di botti dei giorni precedenti. Giusto finale di una bella manifestazione da non far morire.”
L’autore